ISS: nella dieta degli italiani cala la qualità e aumentano i cibi processati – 25 agosto 2025

25 agosto 2025 – E’ aumentato in Italia il consumo di alimenti ultra-processati (UPF), che sebbene in termini di peso rappresentino solo il 6% del totale del cibo consumato, contribuiscono al 23% dell’apporto energetico giornaliero. E’ uno dei risultati di uno studio coordinato da Laura Rossi Direttrice del Reparto Alimentazione, Nutrizione e Salute dell’Istituto superiore di sanità che ha analizzato l’evoluzione dei consumi alimentari degli italiani negli ultimi 15 anni. La ricerca è stata appena pubblicata dalla rivista Frontieres in Nutrition. “I risultati della nostra ricerca – dice Rossi – indicano un lieve peggioramento dell’aderenza alle raccomandazioni, con un eccesso di consumi di alimenti di origine animale, in particolare la carne rossa e i salumi, e uno scarso consumo di alimenti vegetali e in particolare di fonti di proteine vegetali, come i legumi. Tendiamo a criminalizzare i carboidrati e a consumare molti alimenti voluttuari come snack dolci e salati, vino e birra. In particolare questo è vero per gli adulti, mentre per gli anziani e le donne la situazione è lievemente migliore”.

Gli autori dello studio hanno valutato la qualità della dieta degli italiani sulla base di dati raccolti tra il 2005-2006 e tra il 2018-2020 su un campione di 2.313 adulti e 290 anziani nel 2005-2006, e 726 adulti e 156 anziani nel 2018-2020 con una proporzione del 50% tra maschi e femmine, utilizzando l’Adherence to Italian Dietary Guidelines Indicator (AIDGI) e il World Index for Sustainability and Health (WISH2.0). I punteggi ottenuti applicando i due indicatori si attestano intorno al 50% del massimo teorico, un dato che indica chiaramente l’esistenza di ampi margini di miglioramento della nostra alimentazione. Sulla base dei risultati dello studio gli italiani tra i 65 e i 74 anni, in particolare le donne, seguono abitudini alimentari più sane di quanto non facciano gli adulti (18-64 anni). E mentre nel tempo gli anziani hanno migliorato la loro alimentazione, gli adulti hanno mostrato un peggioramento della dieta. “Un altro dato significativo emerso dalla ricerca – riprende Rossi – riguarda il cambiamento nel consumo di alimenti processati ossia quegli alimenti molto lavorati soprattutto a livello industriale e che hanno additivi, coloranti. Sebbene gli alimenti ultra-processati (UPF) rappresentino solo il 6% del consumo alimentare totale in termini di peso nel 2018-2020, essi contribuiscono al 23% dell’apporto energetico totale. Inoltre, nei 15 anni esaminati nel lavoro la loro percentuale di apporto energetico è quasi raddoppiata rispetto al 2005-2006 (consumo 5%; energia 12%). Gli alimenti ultra-processati che troviamo più frequentemente sulle nostre tavole sono le bevande zuccherate, gli snack dolci come merendine o biscotti, e salati, quali per esempio patatine fritte, caramelle, cioccolatini, carne e pesce trasformati, piatti pronti”.